“…Quello che intendo fare emergere da un atto creativo è il potenziale comunicativo del corpo attraverso stati dinamici di massima esplorazione, portando gli interpreti verso la conoscenza del proprio “limite”.

Il lavoro proposto si nutre degli stimoli provenienti dal tessuto sociale, dalle sue metamorfosi e dalla contaminazione dei linguaggi. Il corpo rimane comunque elemento centrante, intelligente e di grande capacità espressiva: è il DNA emotivo, strumento affascinante quanto contraddittorio da cui attingere l'ispirazione. Il cammino di ricerca lungo il quale mi sto attualmente muovendo è iniziato nel 1996, anno in cui si è formata la compagnia Laudati.

Nel tentativo di chiarire il più possibile le linee essenziali del mio lavoro, è importante precisare come prima cosa il significato che attribuisco alla figura del coreografo in rapporto alla contemporaneità. Rifuggendo dalla rappresentazione formale del corpo come valori assoluti dell’opera in scena, cerco di imprimere ai miei lavori un segno sicuramente “fisico”, in cui l’energia e la partitura rivestono un’importanza rilevante, a partire, però, da un personaggio “concreto”, non sublimato nel formalismo, nell’estetica fine a se stessa, ma frutto di una ricerca che coinvolge massimamente il piano psicologico-emotivo, anche nella direzione del limite.  In questa prospettiva, il senso dell’opera scaturisce dalla volontà di usare il corpo come autentico campo di azione-reazione in rapporto agli stati emotivi e psicologici del personaggio, quali emergono anche da momenti di lavoro sull’ improvvisazione, (ma non solo), finalizzati ad un continuo work in progress".

 Nicola Laudati